Un tour tra gli e-commerce sostenibili
Sono già molti i market place e gli e-commerce su cui si può fare shopping in modo eco-sostenibile, con ampia varietà di scelta che permette un match tra il proprio stile e le necessità ambientali. Sono già molte anche le persone che dimostrano una progressiva attenzione al tema. Ecco una mini-guida allo shopping responsabile.
Cosa non funziona, quindi? E perché, pur esistendo molti canali, questi comportamenti di acquisto non decollano? Molto spesso nel processo multicanale (online-offline) di valutazione di un acquisto emergono alcuni pain points. Momenti e tappe specifiche del percorso di acquisto in cui il potenziale consumatore non trova quello che cerca o le informazioni corrette che lo soddisfano. Talvolta finisce per essere ostacolato, altre volte abbandona direttamente l’idea.
E’ anche per questo motivo se fioriscono sempre più canali online che permettono un orientamento, una valutazione ponderata dell’acquisto eco-sostenibile. Oltre alla ricerca continua di una soluzione al problema ambientale del settore moda (evidenziato anche nel nostro ultimo articolo). Oltre alla volontà crescente di offrire il proprio contributo al pianeta.
Dare una risposta concreta alle persone che vogliono individuare facilmente prodotti basati su sostenibilità ed economia circolare è oggi più che mai urgente per rispondere alla crescente domanda. Ecco perché nasce questa mini-guida allo shopping responsabile.
E’ la missione, ad esempio, che appartiene anche a Talia Collective, che fa sapere come la Sostenibilità non sia un trend, ma l’unica strada da percorrere per andare avanti. Nella sua vetrina online si districano prodotti per la cura della bellezza, moda e accessori, con un esaustivo corredo informativo che racconta l’azienda che ha realizzato il prodotto ed i materiali utilizzati. Secondo obiettivo, non per importanza, è il tentativo della società inglese di sensibilizzare ed educare il pubblico a dover fronteggiare un prezzo più alto. Far capire all’utente i maggiori costi di produzione delle piccole aziende ed il minor impatto ambientale e sociale che le loro produzioni rilasciano non è una sfida facile.
Altra buona pratica, in questo senso, è l’italiana EcoFashion. Qui si intrecciano due fattori chiave alla base del concetto di moda sostenibile: materiali ecologici e certificazioni tessili. Con il primo si intende l’utilizzo di fibre naturali di origine biologica, materiali artificiali creati dall’uomo in laboratorio sfruttando risorse naturali come materie prime, ma anche materiali sintetici che provengono dal riciclo di risorse come la plastica. Con il secondo si considera, invece, l’insieme delle garanzie (ad esempio del non-sfruttamento di animali, dell’origine biologica del materiale, oppure dell’assenza di sostanze tossiche in fase di produzione). L’idea su cui poggia questo e-commerce è la creazione di rete: fare networking, diffondere e incentivare la facciata della moda più sostenibile.
Renoon è tra le più vaste selezioni di moda sostenibile al mondo. Vengono offerti prodotti che rispettano determinati criteri di sostenibilità: product (materiale, composizione e packaging), earth (certificazioni, località di produzione), humanity (impatto sociale, diritti umani) e future (nuove tecnologie e innovazione). La piattaforma offre l’accesso ad un glossario totalmente green per avvicinare quante più persone possibili ed una concreta possibilità di scoprire nuovi brand, meno conosciuti.
L’ultimo innovativo spunto che vogliamo fornirvi tratta la piattaforma Staiy.
Fondata nel 2019 a Berlino, questo market place analizza la sostenibilità della moda su cinque ambiti specifici: acqua, aria, materiali, condizioni dei lavoratori e impegno del brand in progetti ambientali e sociali. Dopo aver risposto a 62 domande, il brand verrà posizionato con un punteggio che oscilla da 0 a 5. Tale punteggio è consultabile dal fruitore del sito, percependo in maniera intuitiva ed indicativa quanto quel marchio risponde ai canoni di Staiy. Al prodotto, oltre a questo tipo di valutazione, sono associati anche degli impact points. Un punteggio che quantifica l’impatto del capo e che viene assegnato anche a chi lo acquista. La raccolta punti si traduce, come ultimo step, in donazioni: si può sostenere l’emancipazione delle donne in Ruanda, il ripristino della foresta pluviale amazzonica in Perù, la protezione della fauna selvatica in Indonesia e la creazione di una fonte di acqua in Kenya.
E .0 che ruolo gioca in questa partita?
La nostra start-up è quasi pronta per lanciarsi nel mercato e nel mondo della moda sostenibile, nel tentativo di lasciare un’impronta ben precisa sulla natura e sul pianeta. Con enorme piacere, possiamo rintracciare tutte le condizioni e le variabili scelte da questi grandi e-commerce anche all’interno del nostro modello di business. Dai materiali, alla tradizione e tracciabilità del made in Italy, fino al rispetto e all’impegno sociale e ambientale.
La snekears che sarà pronta nel 2021 sarà infatti quasi interamente riciclabile, vegan e cruelty free. Un nuovo modo di vestire, responsabile e versatile. Una scarpa generata dagli scarti dell’industria cartaria e dalla lavorazione del legno che, restituita, darà vita ad una nuova scarpa. Senza disboscamenti e senza l’utilizzo di acqua. Così, nel segno dell’economia circolare, verso l’infinito e oltre.
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